Elsa Morante, Aracoeli

Aracoeli di Elsa Morante
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Mia madre era andalusa. Per caso, i suoi genitori portavano, di nascita, l’uno e l’altra, il medesimo cognome MUÑOZ: così che lei, secondo l’uso spagnolo, portava il doppio cognome Muñoz Muñoz. Di suo nome di battesimo, si chiamava Aracoeli.

L’incipit è inconfondibile: Aracoeli di Elsa Morante. Un romanzo intricato, misterioso, in cui Elsa Morante analizza il rapporto tra Manuele, uomo di 40 anni frustrato da una vita difficile, e il fantasma della madre Aracoeli, spagnola trapiantata a Roma che dopo la perdita della figlia manifesta disturbi psichiatrici. Pubblicato nel 1982, tre anni prima della morte della Morante, il romanzo è un capolavoro della letteratura italiana contemporanea. Non ne siamo sicuri, ma pare che il personaggio di Manuele –e il romanzo in generale- sia scaturito come elaborazione di un lutto: quello per la violenta morte di Pier Paolo Pasolini, grande amico della Morante.

Venni a conoscere che durante un bombardamento aereo sulla città, anche il Campo Verano era stato devastato dalle bombe. […] Una foresta di fumo e d’incendio, da cui mia madre fuggiva impaurita, sporca di sangue, nella stessa camicia da notte spiegazzata che portava quando la visitai l’ultima volta. Dove potrebbe essere fuggita, se non verso l’Andalusia? E oggi, dopo tanti anni di separazione smemorata, è appunto là ch’io parto a cercarla.

Aracoeli non è solo il racconto di un rapporto da complesso di Edipo, ma è soprattutto la narrazione di un viaggio. Un viaggio alla ricerca del fantasma di Aracoeli.

Fra le poche notizie che possedevo di lei, c’erano i suoi dati anagrafici principali: ossia, oltre al suo doppio cognome di ragazza, il suo luogo di nascita, che sapevo situato nel territorio di Almeria, e si chiamava El Almendral. […]

El Almendral non lo trovai in su nessuna carta. Ma intanto quel minimo punto periferico, ignorato dalla geografia, da ultimo era diventato l’unica stazione terrestre che indicasse una direzione al mio corpo disorientato.

La Morante mi ha sempre appassionato e da quando ho scoperto il legame di Elsa Morante con Almería ho avuto il desiderio di viaggiare anche io a El Almendral. Perché di un viaggio si tratta, anche se vivi a 40 chilometri di distanza. Dal golfo di Almería bisogna addentrarsi verso le montagne, attraversando il deserto di Tabernas.

Al limite tra deserto e Sierra de los Filabres, che inganna con l’idea di un paesaggio più lussureggiante, si trova Gérgal, un paese da 840 abitanti. È qui che Elsa Morante ha viaggiato 40 anni fa, insieme al suo amico regista Carlo Cecchi, alla ricerca di un luogo che la ispirasse per la storia di Manuele e Aracoeli. Il tassista li ha accompagnati fino a El Almendral, frazione ormai disabitata di Gérgal, pare proprio su richiesta della Morante, che cercava un luogo semideserto da cui far nascere la sua Aracoeli.

Per quanto esiguo me lo fossi mai figurato, il nostro villaggio è più esiguo ancora.

Rimane ormai poco a El Almendral, e sicuramente 40 anni fa non era molto più abitato. Di El Almendral mi ha colpita il silenzio, la sete di una terra che anche se sfruttata fino all’ultimo, non ha saputo dare ai suoi uomini ciò di cui avevano bisogno per vivere. L’asprezza del terreno ci accompagna con lo sguardo fino al Calar Alto, osservatorio ispano-tedesco a duemila metri di altitudine.

Tutto ciò ha colpito la Morante nella sua visita, tanto che si dice che sia rimasta vari giorni a Gérgal per poter fissare meglio le idee dell’ambientazione del suo romanzo.

Forse, lei mi aspetta davvero a El Almendral? o vuole entrarvi assieme a me, da questa carraia, noi due per mano?

E oggi, o Manuel-Aracoeli, la mia grande escursione si conclude. Il muchachito clandestino in zinale nero -oggi travestito da vecchio in giacca a vento- finalmente è smontato nella Sierra tua-mia. A Gergal, capitale del mondo, stazione centrale di El Almendral! Città serrana meravigliosa, piccola fossa de pizarra: da dove lo scapiccio dei tuoi piedi nudi ribatte ancora, vibrando, di là dal muro del suono.

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