Dopo Che la festa cominci (2009), Niccolò Ammaniti scrive di nuovo un romanzo distopico ambientato nel non troppo lontano 2020. Anna (2015) è il nome della protagonista, una tredicenne siciliana che si ritrova da sola per un’epidemia che arriva dal Belgio e che contagia la Sicilia intera.

Stranamente, il virus attacca solo chi ha più di 14 anni. Anna si ritrova a dover pensare alla sua sopravvivenza e a quella del fratellino Astor, di quattro anni più piccolo, aiutata solo da un quaderno che la madre ha lasciato con tutte le indicazioni basiche per poter crescere senza gli adulti. Perché nel mondo di Anna i grandi non esistono, tutti sono al massimo adolescenti che si autogestiscono. Come recita la quarta di copertina, Anna impara presto che
La vita non ci appartiene, ci attraversa.
Non si trovano molte altre informazioni stampate nelle alette, e questa scelta editoriale potrebbe avere allontanato i lettori non interessati a romanzi futuristici. In Anna si toccano vari argomenti, dall’educazione delle nuove generazioni, alla sopravvivenza, al consumo di suolo.

Il romanzo ingloba vari generi: la fantascienza, la letteratura di viaggio, il romanzo di iniziazione. Personalmente, considero che Ammaniti riesca a esprimersi al meglio in questo tipo di romanzi, lontani dalla semplice narrazione dei rapporti interpersonali di un classico come Io non ho paura (2001) o Io e te (2010). Certo è che romanzi del genere non sono i preferiti dei fan di Ammaniti, ma sono un esempio di come la letteratura italiana possa essere di qualità anche quando non rientra perfettamente nei canoni del romanzo tradizionale.
Consigliato a chi non si fa impressionare facilmente da una realtà inventata fin troppo plausibile.